Langhe-Roero e Monferrato fanno parte del Patrimonio dell’UNESCO dal 2014 e non c’è nulla di meglio del recarsi in questi luoghi in una bella giornata di sole per godere della bellezza di questi paesaggi, situati nella parte sud del Piemonte. Il paesaggio collinare è adornato da infiniti filari di vigneti, che in autunno si colorano di incantevoli sfumature dal giallo all’arancione, dal rosso fuoco al marrone. In particolare le Langhe, la cui estensione si sviluppa tra le province di Cuneo e Asti, sono famose in tutto il mondo non solo per la loro bellezza naturale ma anche perché sono la culla della produzione di alcuni tra i vini più pregiati d’Italia, basti pensare al Barolo, al Barbaresco, al Nebbiolo e al Barbera.

Se visitate queste zone ci sono alcuni luoghi che non potete assolutamente perdere. Tra questi c’è Grinzane Cavour, dove ha sede il Castello che porta il suo nome, in omaggio a Camillo Benso Conte di Cavour che in questo luogo nacque e vi restò per 17 anni. Oltre ad essere imponente e affascinante, questo castello è anche sede dell’enoteca regionale, del museo etnografico e della famosissima asta mondiale del tartufo bianco di Alba. Il castello è inoltre ancora oggi arredato con alcuni mobili dell’epoca, pertanto la visita risulta interessante anche dal punto di vista culturale e architettonico, oltre che enogastronomico. Accennando al tartufo bianco è inevitabile approdare ad Alba, dove ogni anno tra ottobre e l’inizio di dicembre si svolge la fiera internazionale dedicata a questo pregiato ingrediente. La visita prosegue poi per Barolo, capitale dell’omonimo vino. Non vi richiederà molto tempo la visita del centro, ma la sua bellezza lo rende una meta imperdibile per chi visita le Langhe. Se avete la possibilità di sostare più a lungo prenotate una visita al castello dei Marchesi Falletti, oggi chiamato WiMu (Wine Museum), qui si recava spesso Silvio Pellico, amico dei marchesi e responsabile durante la sua vita della biblioteca di famiglia. Suggestiva è inoltre la visita all’enoteca regionale del Barbaresco, ospitata all’interno di una chiesa sconsacrata proprio nel centro del comune di Barbaresco.

Le Langhe si suddividono in Alta e Bassa Langa; la prima, a differenza di quanto potrebbe lasciar intendere il nome, si trova nella parte sud, al confine con la regione Liguria. L’Alta Langa è conosciuta per la produzione dell’omonimo vino spumante, per il Moscato, il Barbera e anche il Timorasso. La Bassa Langa si sviluppa invece a nord, tra i fiumi Tanaro e Belbo, ed è famosa in tutto il mondo per la produzione di alcuni tra i vini più preziosi del patrimonio enologico italiano come Barolo e Barbaresco, ma anche Nebbiolo, Dolcetto, Pelaverga e Barbera. In particolare, l’uva Nebbiolo è forse quella che tra tutte più rappresenta l’area delle Langhe; presente in ben 94 comuni, è la base di grandissimi vini e trova nelle DOCG Barolo e Barbaresco la sua massima espressione. Fondamentalmente le differenze tra i due vini sono i comuni di provenienza e l’invecchiamento.

  • Barolo: i comuni in cui è possibile produrre il Barolo DOCG sono 11, tutti in provincia di Cuneo: Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba ed in parte i comuni di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi. A livello di vinificazione il Barolo prevede per la versione base un invecchiamento minimo di 38 mesi, per la Riserva il minimo sale a 62 mesi.
  • Barbaresco: i comuni in cui è possibile produrre il Barbaresco DOCG sono situati sempre in provincia di Cuneo e sono solamente 3: Barbaresco, Neive, Treiso, più la piccola frazione San Rocco nel comune di Alba. Per l’invecchiamento del Barbaresco i tempi si riducono leggermente rispetto al Barolo, sono infatti previsti un minimo di 26 mesi per la versione base e 50 mesi per la Riserva.

In entrambi i casi ci troviamo di fronte a bottiglie prestigiose, che vedono nella stagione autunnale ed in quella invernale il loro miglior momento a tavola, in particolare abbinate a piatti importanti come stufati, cacciagione e tartufo. Ma cosa fare quando la bottiglia non viene consumata in un solo pasto? Una volta stappata, nella bottiglia inevitabilmente entra aria che a contatto con il vino accelera in modo esponenziale il processo di ossidazione e quindi di invecchiamento.

Da oggi però c’è una novità che va a risolvere questo sgradevole inconveniente: è il tappo sottovuoto con pompa. Basta applicarlo all’interno del collo della bottiglia e muovere lo stantuffo più volte sino ad incontrare un’elevata resistenza. In questo modo si toglierà l’aria all’interno della bottiglia ed il vino si conserverà più a lungo senza ossidare, mantenendo le sue caratteristiche organolettiche. Una volta creato il sottovuoto, il tappo rimane applicato alla bottiglia fino all’uso successivo, impedendo all’aria di entrare.

Tappo sottovuoto con pompa

A chi non è capitato che il tappo in sughero si rompesse stappando una bottiglia? Un inconveniente davvero fastidioso, che si verifica specialmente quando si aprono bottiglie con un affinamento molto lungo e che non sono state conservate al giusto grado di umidità. Con l’estrattore i tappi in sughero rotti, danneggiati o vecchi vengono tolti senza fatica grazie ai due spuntoni che si infilano nel sughero e lo afferrano, permettendo di estrarlo senza danni, semplicemente tirando l’impugnatura. L’estrattore ha anche un coperchio protettivo che permette di riporlo in sicurezza.