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I grandi vini italiani

“Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni” così scriveva Leonardo Da Vinci molti secoli prima che nascessero denominazioni, corsi di degustazione e guide di settore.

Come dar torto al grande inventore italiano, una delle maggiori doti che tutto il mondo ci invidia è proprio la capacità di creare vini che sanno emozionare e che con i loro profumi raccontano territori, abitudini e costumi di questo nostro Belpaese. Chissà se parte della nostra allegria e della passione che ci contraddistingue sia legata davvero, o solamente, al nostro prezioso nettare. Certo è che il vino come la cucina crea meravigliosi attimi di condivisione e forse mai come ora ce ne siamo resi conto.

IL SERVIZIO:

Per degustare al meglio grandi vini è importante avere a disposizione i giusti accessori. Ecco alcuni consigli che vi aiuteranno a degustare il vostro vino al meglio: la temperatura di servizio deve essere adatta al tipo di vino che state degustando (a tal proposito non utilizzate mai il freezer per abbassare velocemente la temperatura), assicuratevi di avere il calice idoneo, che dovrà essere comunque sempre in vetro cristallino, utilizzate un buon cavatappi e al momento dell’apertura assicuratevi di non rompere il tappo, se state degustando un vino che ha svolto una lunga maturazione in bottiglia decantatelo con cura.

IL DECANTER TI AIUTA:

La decantazione viene utilizzata per separare eventuali sedimenti presenti all’interno del vino e ad ossigenarlo dopo una lunga conservazione in bottiglia. Grazie al decanter il vino riesce a sprigionare più rapidamente tutti i suoi profumi.

DECANTER
Decanter, linea Sommelier

UN PO’ DI STORIA:

Il vino in Italia ha origini antichissime, ma è solo negli anni Sessanta che assistiamo alla nascita di un primo sistema di controllo e garanzia; dal 1963 si comincia così a parlare di vini DOC (Denominazione d’origine controllata) e DOCG (Denominazione d’origine controllata e garantita). E se vi dicessimo ora quale fu il primo vino a cui fu assegnata la denominazione d’origine probabilmente non ci credereste. Non fraintendeteci, è un grandissimo vino ancora oggi, ma probabilmente in pochi, al di fuori della regione di produzione hanno avuto il piacere di assaggiarlo. Stiamo parlando della Vernaccia di San Gimignano, un celebre vino bianco toscano. Poco più tardi la denominazione fu riconosciuta all’Est! Est! Est!!! di Montefiascone (i punti esclamativi non sono messi a piacimento ma fanno parte della denominazione stessa), all’Ischia ed al Frascati. In breve tempo seguirono numerosissime altre denominazioni, attribuite ai vini della tradizione enologica italiana. È solo nel 1980 che vennero riconosciute le prime DOCG e furono attribuite al Brunello di Montalcino, al Vino nobile di Montepulciano, Barolo e Barbaresco. Oggi in Italia di DOCG ne esistono ben 77, mentre le DOC sono oltre 300.

LA PIRAMIDE DEL VINO:

Destreggiarsi tra le varie denominazioni è più difficile a dirsi che a farsi. Immaginate l’intera produzione di vino come una grande piramide a quattro livelli, dove alla base si trovano i vini da tavola, ovvero quei vini più semplici dove l’unico distinguo in etichetta, oltre all’indicazione del produttore, è quello del colore del vino; questi sono i vini prodotti solitamente su larga scala. Salendo un gradino più in alto troviamo i vini IGT (Indicazione geografica tipica), si tratta di vini prodotti in una determinata area e dove il disciplinare di produzione prevede regole prestabilite, tra le quali i vitigni da poter utilizzare. È proprio in questa categoria che troviamo anche veri e propri outsider, vini di alto pregio e con prezzi in certi casi anche ben al di sopra dei più classici vini DOC. Capita infatti che alcuni IGT si ritrovano in questa classificazione perché il produttore ha scelto di utilizzare uvaggi o metodi produttivi differenti rispetto ai rigidi disciplinari della denominazione d’origine. Attenzione, non peggiori o migliori, solo differenti. Un esempio tra tutti sono i Supertuscans, altri invece dopo diversi anni hanno ottenuto la DOC, è questo ad esempio il caso del Bolgheri IGT che ora conosciamo come Bolgheri Sassicaia DOC.

Nei gradini superiori della piramide troviamo i vini DO (ovvero DOC e DOCG) e più saliamo verso la sommità più i disciplinari stabiliscono regole ferree; inoltre i vini facenti parte di questa categoria prima di essere commercializzati devono essere sottoposti ad analisi chimiche ed organolettiche. Nei vini DOC in etichetta troverete l’informazione della zona di produzione, della sottozona e del comune; mentre nel caso dei DOCG viene addirittura indicata la località, il podere o la vigna.

E per completare l’alta qualità di una bottiglia non è sufficiente il “solo” vino, ma è necessario anche un buon tappo. Qui l’articolo per scoprirne di più.

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