Da secoli Scozia e Irlanda si contendono la paternità del whisky, ma la realtà è che le due nazioni producono distillati molto diversi.

Il whisky nasce molti secoli fa tra Scozia e Irlanda, i documenti sembrano propendere più per la prima nazione poiché già nel XV secolo veniva nominata la “Uisge beatha”, ovvero l’Acqua della vita, così veniva chiamato all’epoca in lingua gaelica il whisky. Non saremo certo noi a stabilire dove vide per la prima volta la luce questo famoso distillato, una cosa però è certa: Scozia e Irlanda producono due prodotti molto diversi tra loro, così diversi che nella grafia ci sono differenze: in Scozia il distillato si chiama whisky, mentre in Irlanda è whiskey.

Lo scotch è il più complesso dei whisky, distillato e maturato esclusivamente in Scozia. I whisky scozzesi sono prodotti con puro malto d’orzo e potete riconoscerli dall’etichetta poiché sono definiti “single malt”. Il processo produttivo parte dalla maltazione dell’orzo, ovvero la germinazione parziale del chicco. Questa operazione viene effettuata grazie forni alimentati con torba, il cui fumo conferisce il particolare aroma torbato che contraddistingue e differenzia per gusto e sentori i whisky scozzesi. Una volta maltato, l’orzo viene macinato per poi essere messo in infusione in acqua calda. Si ottiene così il wort, ovvero il mosto. Questo viene poi spostato in vasche di fermentazione e inoculato con lieviti che daranno come risultato una specie di birra con una gradazione alcolica di circa 7-8 °. Si passa quindi alla distillazione, che in Scozia avviene solitamente in due tempi. Il liquido che si ottiene viene sapientemente dosato e controllato dallo stillman: la parte iniziale e finale, come per la nostra nazionalissima grappa, sono nocive e devono essere eliminate, mentre la parte centrale è la sola che diventerà whisky. Il cuore può raggiungere anche i 75 ° e per questo necessita di essere tagliato con acqua per abbassare la gradazione alcolica. Il passaggio successivo prevede la maturazione nelle botti, dove per legge il whisky scozzese deve restare per almeno 3 anni, anche se la maturazione ottimale si raggiunge solo dopo i 10 anni. Oltre alla maturazione in botte, altra caratteristica determinante a livello gustativo del whisky scozzese è data dalla torbatura, dalla sua intensità e dagli aromi ad essa legati.

Il whiskey irlandese…

Il whiskey irlandese presenta delle differenze a livello produttivo e di conseguenza anche per quanto riguarda profumi e aromi, è il più morbido e vellutato di tutta la categoria. I maltatori irlandesi preferiscono utilizzare come combustibile il carbone anziché la torba, ottenendo così una nota profumata di orzo e una maggiore rotondità gustativa data dal malto. Inoltre è utilizzato anche orzo non maltato, il prodotto finale può essere tagliato anche con distillati di altri cereali per alleggerirne la struttura, infine la distillazione viene fatta per ben 3 volte. Da qui ne deriva un sapore dove i cereali sono i protagonisti, le spezie sono delicate e non prevale mai l’affinamento, ma piuttosto si possono avvertire facilmente avvolgenti note floreali ed erbacee. Con queste premesse è facile capire come differiscano tra loro whisky e whiskey.

Mentre negli Stati Uniti…

Insieme a Scozia e Irlanda anche gli Stati Uniti producono questo distillato. Il whiskey più famoso prodotto negli Stati Uniti è il bourbon, che trova le sue origini nella contea del Kentucky. Per la produzione del bourbon viene utilizzata una miscela contenente diversi cereali, dove almeno il 51% deve essere rappresentato dal mais. I bourbon sono invecchiati per almeno 2 anni e sono caratterizzati da note di vaniglia e caramello, legate proprio ai legni impiegati per la creazione delle botti di affinamento. Sempre negli stati Uniti troviamo anche il Tennessee Whiskey. Anche in questo caso il cereale protagonista è il mais, unito a segale, orzo e avena. La particolarità del Tennessee Whiskey avviene dopo la distillazione: dopo questo passaggio il distillato viene filtrato attraverso uno strato di carbone di acero bianco del Tennessee, questo conferisce al prodotto finale un’estrema morbidezza e una spiccata nota affumicata.   

Per l’acquisto:

Oltre al gusto personale nella scelta d’acquisto bisogna tenere conto di alcuni aspetti fondamentali: gli anni d’invecchiamento, la tipologia di legno utilizzato per la maturazione, il metodo di tostatura dei cereali.

Il bicchiere per gustarlo al meglio:

Questo bicchiere da whisky è in resistente vetro cristallino e ha un design contemporaneo. Il decoro raffinato lo rende adatto ad ogni mise en place, inoltre lo puoi abbinare ai bicchieri della stessa linea: da liquore, da bibita e da tavola, in diverse capacità.

BICCHIERE WHISKY
Bicchiere Whisky, linea myDrink – Capacità: 300 ml

Whisky e whiskey nei cocktail che hanno fatto la storia:

  • Old Fashioned: 4,5 cl di bourbon, 2 gocce di angostura bitter, 1 zolletta di zucchero e una spruzzata di soda, il tutto decorato da una fetta d’arancia e una ciliegina
  • Irish Cocktail: 4 cl di whiskey irlandese, 9 cl di caffè lungo americano bollente e 1 cucchiaino di zucchero di canna, con l’aggiunta in superficie di panna fresca leggermente montata:
  • Whiskey Sour: 4,5 cl di bourbon, 3 cl di limon de pica e un po’ di zucchero
  • GodFather: 3,5 cl di scotch e 3,5 cl di Amaretto
  • Manhattan: 5 cl di whiskey americano, 2 cl di vermouth rosso e 1 goccia di angostura da servire in una coppetta da cocktail con una ciliegina al maraschino